Voglio condividere con voi una veloce riflessione che riguarda ciò che mi ha spinto a far parte di questo gruppo, per cercare mediante soluzioni innovative di mitigare una di quelle che ritengo essere tra le più importanti questioni nella nostra società.
Oggi assistiamo ad una pesante delegittimazione del mondo legato alla formazione tecnica, il mio mondo, avendo da poco completato gli studi in ingegneria energetica. In questo campo si sente spesso ripetere la frase “Trust me, I’m an engineer – fidati di me, sono un ingegnere” come a sottolineare che la competenza, autorità e bontà delle decisioni dei tecnici debba essere data per scontata. Tuttavia, in un’epoca in cui le informazioni sono così abbondanti e accessibili è necessario riconsiderare questo approccio che negli ultimi tempi infonde nel cittadino più scetticismo che fiducia.
La politica, ricca di slogan e dichiarazioni accattivanti, talvolta manca della profondità necessaria ad affrontare le complesse problematiche della società. Per questo motivo siamo convinti che debba reinventarsi, fungere da ponte, promuovendo un dialogo aperto e informato tra tecnici e cittadini, che devono sentirsi coinvolti e ascoltati nel processo decisionale, piuttosto che subire le decisioni ed essere relegati a ruoli passivi.
Prima di ogni altra considerazione però ci tengo a precisare che deve esistere un confine visibile e non superabile tra chi decide, il politico, e chi formula le diverse ipotesi su cui è possibile decidere, il tecnico, dove ognuno si assume, pienamente, le responsabilità dei ruoli che ricopre.
Troppo spesso abbiamo assistito ad avvertimenti tecnici rispetto alla sostenibilità di alcune scelte totalmente ignorati dalla componente politica e politici in balia di pesanti strutture tecniche che intendono sostituirsi al decisore politico creando di fatto un cortocircuito nel sistema.
La morale è che alla fine il tempo passa, le scelte non vengono prese o seguono un binario già tracciato senza mai poter implementare le misure di coraggio necessarie ai cambiamenti e si arriva periodicamente alla fuga dalle responsabilità dove i politici scappano e invocano il Governo dei tecnici.
Un paradosso molto italiano. Quando fa comodo li si invoca e quando sono scomodi, i tecnici, li si caccia e si denigra in un contesto apparentemente schizofrenico nel panorama politico e generando delegittimazione per entrambe le categorie agli occhi dei cittadini.
Serve invece un serio impegno reciproco dove la politica è chiamata alla coerenza raccogliendo essa stessa esperti in grado di comunicare in modo comprensibile e coinvolgente. Il cittadino, informandosi sui temi, si impegna a chiedere spiegazioni, a costruirsi una propria idea e a partecipare attivamente alle decisioni che coinvolgono la vita pubblica certo della bontà delle ipotesi tecniche e della responsabilità della scelta in capo alla politica.
Con questo spirito, dobbiamo superare l’attuale retorica politica vuota e il ruolo passivo del cittadino e immaginare un futuro in cui il dibattito pubblico è informato, critico e partecipativo.
Mattia Collareda